Carla Marello (1999), Parafrasi di enunciati ellittici, in Lucia Lumbelli, Bice Mortara Garavelli (a cura di), PARAFRASI. Dalla ricerca linguistica alla ricerca psicopedagogica, Edizioni dell’Orso, Alessandria, pp. 109-132.
[Estratti da pagg. 115-116, 118]
Sgombriamo il campo da osservazioni che sono già state fatte da tempo: in vari contributi come Klein (1993), Ortner (1987), in saggi contenuti in Fuchs (a cura di, 1983), Meyer-Herman-Rieser (a cura di, 1985) è spiegato come quasi mai una parafrasi completa di un enunciato ellittico e l’enunciato cosiddetto ellittico abbiano davvero lo stesso significato. Non hanno lo stesso aspetto illocutivo, a volte non hanno le stesse implicazioni, spesso nel caso di ellissi di pronomi soggetto la parafrasi con pronome espresso ha un significato diverso.
Tuttavia nelle sistemazioni grammaticali (si veda Quirk, Greenbaum, Leech e Svartvik 1985, pp. 883-889) Il requisito che l’inserzione dell’espressione mancante produca una frase grammaticale con lo stesso significato della frase ellittica resta e ci resta giustamente.
Andrebbe un po’ raffinato, dicendo che non può essere applicato a tutte le ellissi e che si tratta soprattutto di significato vero-condizionale.
D’ora in poi, in questo contributo, quando dirò che l’enunciato parafrastico ha lo stesso significato dell’enunciato ellittico, intenderò dire che sono soddisfatti i punti 1 e 2 del criterio di sostituibilità sopra riportato è qui di seguito adattato alle presenti esigenze (V= enunciato ellittico, U= parafrasi di V in forma non ellittica):
- In determinati o in tutti i contesti U e V sono scambiabili senza che il significato complessivo del discorso o del brano cambi;
- In determinati o in tutti i contesti il valore di verità di U è vero, se quello di V è vero.
I tipi di ellissi che in italiano sembrano soddisfare bene questi due requisiti più il requisito (a) di Quirk, Greenbaum, Leech e Svartvik 1985 – “Ciò che manca nell’enunciato ellittico può essere ricuperato con precisione” – non sono molti.
I fenomeni di sluicing, quelli in cui in un’interrogativa incassata si cancella tutto salvo il pronome o la congiunzione (ad es.: So che mi guardi so che dovrò partire, ma non so quando. Gli ho detto di scrivere, ma non gli ho specificato che cosa. Lei pensa che io possa aiutarla, ma io non vedo come), erano già stati indagati da Mortara Garavelli (1979, 133-136) che si erano rivelati molto problematici in quanto la funzione sintattica dell’elemento restante incideva moltissimo sulle scelte integrative dei parlanti.
Ho perciò deciso di limitarmi a verificare come parlanti italiani avrebbero parafrasato casi di ellissi all’interno del SN, di supposte ellissi nelle participiali e di altrettanto supposte del ellissi nel verbo essere al gerundio, come in “(essendosi) Scocciato se ne andò”. […]
Per questo ultimo tipo, tuttavia, come per le participiali e i participi assoluti, così frequenti in italiano, si pone il problema se il criterio secondo cui inserzione dell’espressione mancante produce una frase grammaticale con lo stesso significato della frase ellittica, sia valido, ossia se la parafrasi con poiché era/essendo abbia lo stesso valore di verità dell’enunciato con un solo scocciato o il solo participio.