Carla Marello, Marina Marchisio, Marta Pulvirenti (2021), Parole “difficili” con un sistema di valutazione automatica. Risposte di italofoni e di non italofoni, in Jafrancesco E., La Grassa M. (a cura di), Competenza lessicale e apprendimento dell’Italiano L2, University of Florence Firenze, pp. 65-81.
[Estratto da pagg. 78-79]
«Esplorare (con) i dizionari digitali», è un progetto che Marello ha ideato per far conoscere le potenzialità dei dizionari digitali in Rete; le parentesi intorno a «con» stanno a significare che ci sono esercizi per far conoscere i dizionari in Rete ed esercizi in cui si usano i dizionari per esplorare il lessico. In un primo momento si proponevano esercizi da svolgere su carta, solo la consultazione dei dizionari era in Rete (cfr. Marello 2014; Marello, Marchisio 2018). Con il fondamentale aiuto di Marchisio e dei suoi validi collaboratori tale progetto ha trovato la sua attuale forma totalmente in Rete.
Gli esercizi sono somministrati sulla piattaforma del progetto «Esplorare (con) i Dizionari Digitali» (<https://esploradizionari.i-learn.unito.it/>). È un ambiente virtuale di apprendimento (realizzato su piattaforma Moodle) integrato con un sistema di valutazione automatico (Möbius Assessment) con il quale è facile proporre la consultazione di dizionari online tramite link a pop-up. La piattaforma è adattabile alla consultazione degli esercizi e dei dizionari anche col cellulare.
Gli scopi del progetto attraverso la proposta di esercizi da fare in Rete, consultando dizionari in Rete, sono molteplici:
- di pratica didattica, cioè far conoscere i dizionari digitali come strumenti che possono aumentare l’autonomia dell’apprendente (cfr. Lew 2013);
- di organizzazione didattica, cioè liberare docenti e studenti dalla limitazione costituita dal laboratorio informatico e consentire uno svolgimento degli esercizi come compito a casa, senza sottrarre tempo alle lezioni in classe;
- di ricerca in materia di e-learning per studiare l’importanza dell’ordine di somministrazione degli esercizi, affinare la forma degli esercizi, l’efficacia della valutazione automatica, la possibilità di sviluppare interattività (cfr. Barana et al. 2019).
[…] Il campione di non italofoni è risultato composto da studenti con parecchi anni di studio alle spalle, alcuni con permanenze in Italia, per cui le parole difficili dell’italiano per studiare non risultavano per loro così difficili.
Prevedibilmente gli studenti con lingue madri neolatine hanno riconosciuto dei cognates, cioè parole derivate dal latino o dal greco che hanno nelle lingue europee una forma simile. Uno degli studenti brasiliani ha svolto l’esercizio su «claustrofobia», «speleologia» e «sericultura» in meno di un minuto; intervistato dopo il test via posta elettronica ha risposto: «Conoscevo già i loro significati: “claustrofobia”, parola identica a quella in portoghese; “speleologia”, conoscevo il video-gioco Spelunky, in cui si comanda un esploratore che esplora averne; “sericultura”, così come “claustrofobia”, però molto meno sentita, identica alla parola portoghese di stesso significato». Dalla sua risposta si evince che lo studente è riuscito a rispondere correttamente sia per conoscenze pregresse, acquisite anche in modo casuale (nel caso di «speleologia»), sia per la vicinan- za lessicale tra la sua madrelingua e l’italiano.
Uno degli scopi di avere esercizi in cui lo studente deve scrivere la parola è verificare la correttezza ortografica; da questo punto di vista si constata che l’apprendimento non formale della lingua porta a errori, nonostante la consultazione dei dizionari, come in un altro studente brasiliano non linguista, esposto all’italiano parlato. Nelle sue risposte ci sono scempiamenti e interferenze («Speleologia studio, scoperta delle grote»; «Ignifugo di sostanza resistente al fuogo»). La sua risposta «Misantropo che odia le uome» è un modo per sopperire alla mancanza della parola «persone», adattando il genere di «uomini» (homens in portoghese). Questa domanda era più difficile di altre perché la definizione del Garzanti in Rete non conteneva la parola «persone». […]
Si è registrato il più alto numero di risposte diverse in particolare fra le studentesse vietnamite: «umanità», «società», «persone sociale», «altre persone», «vite». Alcuni slavofoni hanno confuso «misantropo» con «misogino» e hanno risposto «donne». Bella la risposta di una maltese: «Misantropo che odia le reunioni». […]
«Tachicardia l’aumento di frequenza delle pulsazioni ______» ha avuto ben sette risposte «del cuore». Bisognerà in futuro decidere se ammettere anche più di una parola e inserire la risposta nel sistema di valutazione automatica. La risposta «Tachicardia l’aumento di frequenza delle pulsazioni cardiaci» fa pensare che «delle» è lontano per mandare il segnale che la «i» di «pulsazioni» non è maschile plurale. «pulsazioni cordiali» è un bell’esempio delle infelici conseguenze della ricchezza derivativa dell’italiano e della specializzazione dei derivati. Infine, «pulsazioni cardiali» è una commistione fra «cardiaco» e «cordiale».
[…] In generale la media dei risultati non cambia molto in base al tempo impiegato. […] I risultati hanno anche dimostrato l’incidenza degli anni di studio e della maturità degli allievi: posti di fronte a parole del cosiddetto «italiano accademico», cioè dell’italiano dello studio, i non italofoni universitari sono migliori degli studenti italofoni all’inizio della scuola secondaria di II grado.
La prevedibile incidenza della lontananza tipologica della lingua madre e della distanza culturale va tenuta in considerazione quando si analizzano i risultati di studenti di area europea rispetto a quelli delle studentesse vietnamite, che più di altri studenti hanno consultato il Dizionario Garzanti.
Per quanto concerne l’intento di far conoscere agli studenti i dizionari online, riteniamo che l’esperimento abbia avuto successo: si è attirata l’attenzione degli studenti su due campi della struttura della voce lessicografica, quello dell’etimologia e quello della definizione.
Gli studenti delle scuole italiane utilizzano i dizionari per lo studio delle lingue straniere? Quante opere lessicografiche digitali o cartacee conoscono? Sono consapevoli della struttura di questi strumenti? Li ritengono utili per l’apprendimento delle lingue straniere? E tra gli apprendenti di italiano, quanti utilizzano i dizionari monolingui e/o bilingui digitali per lo studio dell’italiano come lingua straniera o lingua seconda?
Sulla scorta degli studi di Carla Marello, una mia ricerca su studenti francofoni, realizzata all’interno di Esplora, ha individuato, sulla base dei tempi utilizzati e dei punteggi raggiunti, quattro profili o tipi di esploratori francofoni di dizionari. La ricerca ha dimostrato inoltre che almeno la metà degli studenti che hanno partecipato agli esperimenti ha utilizzato i dizionari monolingui di italiano, online e gratuiti, consigliati nelle consegne degli esercizi sottoposti agli apprendenti (tre dizionari di italiano e una base di dati). La consultazione decresce dalla classe A alla classe B alla C (le lettere indicano orientativamente i livelli di conoscenze stabiliti dal Quadro Comune Europeo di Riferimento – QCER) e ciò è dovuto probabilmente a una più ampia ricchezza e consapevolezza lessicale dell’apprendente, coincidendo anche con un graduale innalzamento dell’età anagrafica dei partecipanti francofoni, che andava dai giovanissimi francofoni di 8-13 anni, i più giovani di Esplora, a un massimo di poco più di 40 anni. La consultazione dei dizionari decresce inoltre dalla 1° alla 2° fase, per via di una maggiore familiarità con la piattaforma Esplora e con la configurazione dei test (esercizi con menu a tendina, ad abbinamento, ecc.). Tale decrescita è quindi dovuta a tre fattori: due già citati (la progressiva dimestichezza con la piattaforma e la crescente familiarità con gli esercizi) e un terzo che è la padronanza del lessico già visto nella fase 1 delle 2 fasi delle sperimentazioni. Ha inoltre giocato la sua parte l’acquisizione di una progressiva fiducia nelle conoscenze lessicali e capacità mnemoniche.
Se anche gli esperimenti con i francofoni, tra gli altri di Esplora, sembrano aver raggiunto “l’intento di far conoscere agli studenti i dizionari online” e portato a un relativo successo nell’uso dei dizionari digitali, e a una promessa di consultazione dei dizionari di italiano online anche dopo i test, resta la necessità di indirizzare gli studenti verso strumenti lessicografici digitali che siano affidabili. La rete offre una vastissima quantità di opere lessicografiche, talmente vasta che gli apprendenti di italiano LS/L2 spesso non sanno bene dove andare a cercare e a quali strumenti affidarsi. Gli studenti perciò vanno inizialmente guidati in questa ricerca. Anche perché, quando scoprono la ricchezza di informazioni che ne possono trarre, dopo averne compreso la loro struttura, sono portati a farne sempre più esperienza.
La proposta di Esplora ben si accompagna alla Rivoluzione del digitale. Uso di tecnologie e insegnamento delle lingue straniere sembrano essere diventati ormai un connubio imprescindibile. Allo stesso modo, il dizionario dovrebbe tornare ad avere un posto centrale nello studio delle lingue straniere. Il punto è: quale dizionario? Cartaceo o digitale (o entrambi)? Monolingue o bilingue? Generale o specialistico? Ripartire dalle parole ‘difficili’, dal complesso al più semplice, dunque, è la chiave di volta per il consolidamento delle conoscenze lessicali. Le parole di una lingua, e non semplicemente le parole che co-occorrono, sono legate tra loro in maniera indissolubile, nel grande gioco di rimandi evocativi, allusivi ed elusivi. Perciò è bene ribadire l’importanza dei dizionari nello studio delle lingue straniere, perché restano il miglior modo per esplorare il lessico di una lingua e comprenderne il modo in cui le parole si combinano tra loro.