Tracce di parlato nello scritto di apprendenti di italiano L2

Carla Marello, Elisa Corino (2017), Tracce di parlato nello scritto di apprendenti di italiano L2, in Giuseppe Polimeni, Massimo Prada (a cura di), ATTI DEL CONVEGNO “DI SCRITTO E DI PARLATO” ANTICHE E NUOVE DIAMESIE, “Italiano Lingua Due” 9/1, pp. 91-111

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[Estratto da pp. 99-100]

Di fatto la dimensione scritta del testo implica l’esclusione dal computo di funzioni tipicamente legate all’oralità e al rapporto del locutore con la situazione enunciativa quale, ad esempio, il loro impiego come segnali di richiesta di attenzione e marche di controllo della ricezione, modulatori, o riempitivi di pausa per consentire al parlante di prendere tempo senza perdere il turno di parola. Tuttavia vedremo come nel corpus siano reperibili anche alcune funzioni pragmatiche legate alla dimensione testuale del discorso monologico e dialogico che, almeno in teoria (cfr. Voghera, 2010), non dovrebbero avere corrispettivo negli usi scritti, anche se informali. Sono stati quindi selezionati alcuni segnali discorsivi tipicamente polifunzionali, che sono ampiamente diffusi, nelle loro funzioni pragmatiche, nel parlato dei nativi (e presenti anche nei dati orali di apprendenti, come nota Jafrancesco, 2015 e 2016), con l’intento di verificarne l’eventuale presenza, la distribuzione e l’uso nello scritto degli autori di VALICO. Definiamo quindi idealmente uno spazio di uso dei segnali discorsivi all’interno del corpus, descrivendo un continuum che va dall’uso unicamente testuale – e quindi tipicamente scritto – a un uso pragmatico – e quindi tipicamente orale – dei marcatori e verifichiamo verso quale polo tendono gli elementi analizzati e quali sono le possibili variabili che ne determinano la presenza nei testi. I segnali discorsivi presi in considerazione saranno dunque, allora, insomma, ecco, magari, diciamo.

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